Cultura

GIAN PAOLO BARBIERI: L’OCCHIO CHE HA IMMORTALATO LA MODA CI DICE ADDIO

Team ISSUE - Diciembre 20th, 2024

Lo scorso 17 dicembre il mondo ha perso uno dei suoi più grandi geni della fotografia di moda: Gian Paolo Barbieri. Questo milanese, nato nel 1935, ha ridefinito il modo di catturare la bellezza per oltre sei decenni. Il suo lascito non è solo un archivio di immagini iconiche che hanno adornato le pagine di riviste come Vogue e Vanity Fair, ma anche un modo unico di osservare il mondo con sensibilità artistica e passione per l’estetica. Dalle luci del teatro agli studi fotografici più prestigiosi, Barbieri è riuscito a infondere in ogni immagine un equilibrio tra glamour e narrazione, lasciando un’impronta indelebile nella storia della moda.

Cresciuto nel cuore di Milano, Barbieri è stato circondato fin da giovane dai tessuti e dai modelli dell’attività tessile della sua famiglia. Tuttavia, la sua fascinazione per l’arte visiva non è nata solo da questo ambiente, ma anche dal suo amore per il cinema noir americano, dove fu catturato dal gioco di luci e ombre che conferiva un’aura mistica alle attrici dell’epoca. Questi primi bagliori di ispirazione lo portarono a cimentarsi nel teatro, lavorando come attore e tecnico, e successivamente come fotografo autodidatta, sperimentando con lampadine e materiali di fortuna. Il suo spirito inquieto lo condusse a Parigi, dove iniziò a collaborare con Harper’s Bazaar, dando inizio a una carriera che lo avrebbe rapidamente proiettato ai vertici della fotografia di moda internazionale.

Nel 1964, a soli 30 anni, Barbieri tornò nella sua Milano natale per aprire il proprio studio. Da lì costruì un universo visivo che rivoluzionò il mondo della moda. Con il suo obiettivo catturò le grandi stelle del suo tempo, come Audrey Hepburn, Sophia Loren, Monica Bellucci e Jerry Hall, donando a ogni ritratto un’eleganza e una sofisticatezza ineguagliabili. La sua relazione con i designer più influenti, come Valentino, Gianni Versace, Giorgio Armani e Vivienne Westwood, lo rese un alleato fondamentale per dare vita alle loro creazioni. Ogni fotografia era una narrazione a sé stante, un dialogo tra moda e arte che lo consolidò come pioniere dello stile italiano. Le sue immagini non si distinguevano solo per la tecnica impeccabile, ma anche per la capacità di raccontare una storia, un momento congelato nel tempo con un’aura di perfezione.

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Barbieri, tuttavia, non limitò la sua arte agli studi fotografici e alle passerelle. La sua curiosità e sensibilità lo portarono a esplorare culture esotiche e paesaggi lontani, documentando con il suo obiettivo una fusione unica di spontaneità e raffinatezza. Il suo libro Tahiti Tattoos è un esempio di come riuscì a catturare l’essenza dell’etnografia senza perdere l’eleganza che lo caratterizzava. La sua versatilità gli permise di transitare con successo tra il glamour del mondo della moda e l’autenticità delle culture che esplorava. Nel 1968, la rivista Stern lo incluse nella lista dei 14 migliori fotografi di moda al mondo e, nel 2018, ricevette il Premio Lucie come Miglior Fotografo Internazionale di Moda, un riconoscimento che ha riaffermato il suo posto tra i grandi maestri dell’obiettivo.

Anche se Gian Paolo Barbieri ci ha lasciati, la sua arte vive in ogni immagine che ha creato. Le sue opere, considerate gioielli dell’arte visiva, sono esposte in prestigiose istituzioni come il Victoria & Albert Museum di Londra e il Musée du Quai Branly di Parigi. La Fondazione Gian Paolo Barbieri, creata con l’intento di preservare e condividere il suo lascito, si occuperà di garantire che la sua visione e la sua passione continuino a ispirare le generazioni future. “La tua arte continuerà a ispirare il mondo”, recita il messaggio di addio della sua fondazione, e non c’è dubbio che sarà così. La sua scomparsa è una perdita irreparabile per la moda e l’arte, ma il suo lascito rimane un faro che illumina la strada di chi cerca di trasformare la bellezza in qualcosa di eterno.

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